Emergenza Coronavirus: misure organizzative urgenti - misure incentivanti per il ricorso a modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa
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La situazione emergenziale correlata al Coronavirus rende attuale il tema dell'obbligo di tutte le amministrazioni pubbliche (art. 1, comma 2, del d. lgs. 165/2001) di attuare il ricorso a modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa (il cosiddetto lavoro agile o smart working) per prevenire il rischio di diffusione del contagio. Sul punto, il DPCM del 1 marzo 2020 (Art. 4) dispone che:
La disciplina emergenziale del DPCM del 1 marzo 2020 (Art. 4) supera la regolamentazione "ordinaria" in materia di lavoro agile o smart working di cui alle Linee guida in materia di promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro allegate alla Direttiva n. 3/2017 della funzione pubblica. Secondo la Direttiva e le Linee guida, le PA adottano avviare una fase sperimentale consentendo, entro il 2020, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi delle nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa. L’adozione delle misure organizzative e il raggiungimento dell’obiettivo minimo del coinvolgimento del 10 per cento dei dipendenti di ciascuna amministrazione, costituiscono oggetto di valutazione nell'ambito dei percorsi di misurazione della performance organizzativa e individuale. La sperimentazione di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa presuppone, in via generale:
1) la definizione delle caratteristiche del progetto generale di lavoro agile attraverso un Piano o atto interno (che contenga a titolo esemplificativo indicazioni in merito alla durata, rientri settimanali, fasce di contattabilità, utilizzo degli strumenti tecnologici, criteri di scelta in caso di richieste superiori al numero disponibile; sicurezza sul lavoro ecc.)
2) la definizione degli obiettivi che si intendono raggiungere nel rispetto di quelli prefissati ex art. 14 L.124/2015
3) la verifica degli spazi e della dotazione tecnologica: valorizzazione e razionalizzazione.
Sul tema si inserisce ora la recentissima Circolare n.1 del 26 febbraio 2020 della funzione pubblica, la quale ribadisce che la progressiva digitalizzazione della società contemporanea, le sfide che sorgono a seguito dei cambiamenti sociali e demografici o, come di recente, da situazioni emergenziali, rendono necessario un ripensamento generale delle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa anche in termini di elasticità e flessibilità, allo scopo di:
Precisa la funzione pubblica, con la Circolare n.1 del 2020, che l’attuale quadro normativo già interviene sulla materia. In particolare, la Direttiva 2017 precisa che, per le nuove modalità di organizzazione del lavoro pubblico, assumono rilievo le politiche di ciascuna amministrazione in merito a:
La Circolare n.1 del 2020 fornisce alcuni chiarimenti sulle modalità di implementazione delle misure normative e sugli strumenti, anche informatici, a cui le pubbliche amministrazioni possono ricorrere per incentivare il ricorso a modalità più adeguate e flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa.
Tra le misure e gli strumenti, anche informatici, a cui le pubbliche amministrazioni, nell’esercizio dei poteri datoriali e della propria autonomia organizzativa, possono ricorrere per incentivare l’utilizzo di modalità flessibili di svolgimento a distanza della prestazione lavorativa, la Circolare evidenzia l’importanza:
Al delineato quadro di strumenti giuridici, va ulteriormente aggiunta lo strumento della transizione alla modalità digitale di gestione dell'attività amministrativa conformemente alle disposizioni del CAD e del Piano Triennale per l'informatica nella P.A., con:
PRESCRIZIONI DEL SERVIZIO DPO-RPD
L'insieme dei descritti processi di ricorso al lavoro agile o smart working e di trasizione al digitale, richiedono preliminarmente di definire le misure da adottare ai fini del trattamento e della protezione dei dati personali dei soggetti interessati dalle citate misure.
Ciò premesso, al fine di supportare l'amministrazione nell'affrontare tali innovative questioni, il Servizio di Protezione dei dati DPO, nella persona del Responsabile del Servizio, fornisce le seguenti INIZIALI PRESCRIZIONI di massima per la salvaguardia dei dati e le misure di sicurezza informatica, con rinvio a successive integrazioni, tenuto conto dell'attuale situazione emergenziale.
L'esecuzione del rapporto di lavoro subordinato basata su forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con l'utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attivita' lavorativa, implica che Il datore di lavoro pubblico ricorra all'adozione e utilizzazione di soluzioni “cloud” per agevolare l’accesso condiviso a dati, informazioni e documenti, anche in attuazione del principio "cloud first", e ricorra a strumenti per la partecipazione da remoto a riunioni e incontri di lavoro (sistemi di videoconferenza e call conference). In tale contesto "agile" e "smart", il medesimo datore di lavoro:
Salvo le disposizioni derogatorie del DPCM 1 marzo 2020 (Art. 4), va garantita:
- la scrupolosa osservanza delle Linee guida in materia di promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro a cui si rinvia, approvate con la direttiva n. 3/2017 (http://www.funzionepubblica.gov.it/lavoro-agile-linee-guida);
- utilizzo servizi IaaS, PaaS e SaaS qualificati da AgID e pubblicati nel Cloud Marketplace per condivisione documenti ed e-mail in cloud. L'elenco dei principali servizi, fruibili gratuitamento per le c.d. zone rosse, è disponibile al link https://solidarietadigitale.agid.gov.it/#/;
- la scrupolosa osservanza delle misure minime definite da Agid, con un livello di attuazione adeguato (possibilmente standard o avanzato) e la presenza dei seguenti requisiti di sicurezza informatica:
In ogni caso, le diverse modalità di autenticazione sopra elencate devono essere modulate in relazione alle funzioni o ai dati che devono essere resi accessibili.
- formazione sulla sicurezza informatica nel trattamento a distanza dei dati
è necessario rendere consapevoli i lavoratori in ordine ai rischi derivanti sulla sicurezza dal trattamento con i dispositivi mobili o via Web.È fondamentale una formazione di primo livello da garantire a tutti lavoratori.
- divieto di controllo del sulla prestazione resa dal lavoratore all'esterno dei locali aziendali (art. 4 della legge 20 maggio 1970, n. 300) salvo utilizzo all'esame dei log di accesso e utilizzo di un sistema bilanciato di reportistica (report, chek list, etc.).